Certe tradizioni devono essere vissute e raccontate, perché sembrano uscite da un libro di fiabe, sono storie belle che riportano a tempi lontani, a riti ancestrali, quasi magici.
QUESTA È UNA DI QUELLE STORIE ED È AMBIENTATA NELLE VALLI DEL NATISONE, IN UN LUOGO FUORI DAL TEMPO, A MONTEFOSCA, UN NOME FATTO DI BRUME E MONTAGNE.
Ora qui rimbomba il silenzio dei camini spenti, delle finestre mute e dell’acciottolato che nessuno calpesta più: eppure quassù, fino a pochi anni fa, vivevano più 700 persone, famiglie ed animali, in una vita dura e isolata, regolata dai ritmi della natura.
PROPRIO QUESTO PERIODO, SEGNAVA L’USCITA DALL’INVERNO, IL RISVEGLIO, IL TIMIDO AFFACCIARSI DELLA PRIMAVERA E DI UN NUOVO CICLO DELLA VITA, ANCHE NELLA COMUNITÀ :
i giovani, i coscritti del paese, a Carnevale, compivano il loro rito di passaggio all’età adulta, diventavano Blumarji e correndo, diventavano uomini.
Ora il paese è spopolato, pochi rimangono a vivere tra quelle case, come Claudio l ‘eroico casaro che ancor oggi produce il formaggio, famoso in tutte le Valli, con le caldere a legna, ma il rito dei Blumarji si compie ogni anno, anche se a correre ora sono tutti, dai bambini ai più adulti, perché la tradizione possa rimanere intatta e salva.
A MONTEFOSCA, SECONDO NOI, BISOGNA SALIRE DAL VECCHIO SENTIERO, IMPERVIO E SCOSCESO,
che veniva percorso dai bambini per andare a scuola, dalle donne per andare a vendere o acquistare, dagli uomini per emigrare: solo così si può capire l’isolamento ed entrare nell’atmosfera della vallata; chilometri e chilometri tra i boschi in quello che fino al 1959 rappresentava l’unico collegamento con il fondovalle e gli altri paesi.
LE PRIME CASE APPAIONO AL LIMITARE DEL BOSCO, IL BORGO CON LA CHIESA, ADAGIATO IN UNA CONCA, ASPETTA CHE LA CORSA DEI BLUMARJI LO RISVEGLI DAL SUO TORPORE.
Nella vestizione dei corridori si legge tutto l’orgoglio e la passione che oggi, come ieri, anima i partecipanti.
I Blumarji sono vestiti di bianco, reggono un bastone, calzano ai piedi i “scarpez” ( le tipiche scarpe di feltro un tempo cucite a mano ) e vengono bardati dagli anziani, attraverso complesse legature, di campanacci di ogni foggia e dimensione, ma è il copricapo che indossano ad essere spettacolare.
SONO DEI CAPPELLI PARTICOLARISSIMI, FATTI DI CANNE PALUSTRI INTRECCIATE, UNA SORTA DI GERLE ROVESCIATE, CHE LE DONNE PREPARANO APPOSTA PER OGNI CORRIDORE, CON ALTI PENNACCHI, RICORDANO DEGLI ALBERI ORNATI DI NASTRI MULTICOLORI.
Compiuta la vestizione i Blumarji si riuniscono e iniziano la loro impresa: una corsa a perdifiato per il paese e le borgate limitrofe, lungo le ripide stradine, sul selciato ghiacciato, indossando quelle calzature e così bardati, è da veri equilibristi!
INUTILE RINCORRERLI, MEGLIO SCEGLIERE UN LUOGO E ASPETTARLI: I CAMPANACCI RISUONANO NELLA VALLATA, SEMBRANO SIANO LONTANI E INVISIBILI, MA È UN ATTIMO ED ECCO L’APPARIZIONE DI QUESTO CORTEO COLORATO
Si concedono solo un istante alla vista e poi veloci spariscono nuovamente, inerpicandosi tra le case.
I BLUMARJI CORRONO INCONTRO AL NUOVO ANNO, ALLA NUOVA VITA ED ANNUNCIANO CON LA LORO SFILATA I COLORI LA PRIMAVERA: MONTEFOSCA PUÒ RIVIVERE PER UN GIORNO.
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