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La Tuscia questa sconosciuta
maggio 13, 2016

Roma non è il Lazio, ma è innegabile che la Capitale concentri su di sé il richiamo e l’attenzione dei flussi turistici, a discapito del territorio del resto della regione, un po’ come succede per Trieste e il Friuli Venezia Giulia.

Invece il Lazio è una regione molto grande, che racchiude territori differenti tra loro, ma uniti da una storia millenaria, un crocevia di popoli e interessi, che hanno inciso il paesaggio nei secoli.

Abbandonata Roma ci siamo inoltrate in quella parte del Lazio settentrionale che mescola i suoi colori e sapori, con la Toscana: costellata da laghi, boschi e vallate a perdita d’occhio, paesi arroccati su speroni rocciosi, dove Etruschi prima, Romani poi e l’influenza del dominio pontificio, hanno lasciato segni che si leggono ovunque. Insomma un territorio molto affascinante: impossibile quindi resistere alla possibilità di visitare una zona come quella di Viterbo, la Tuscia, che entrambe non conoscevamo.

La prima sorpresa è stato il Lago di Vico: una vista che si apre all’improvviso, un placido specchio d’acqua dalla sabbia nera vulcanica, circondato da magnifici boschi di faggi, un oasi sospesa che ci ha incantato.
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La nostra meta era però Viterbo e l’occasione, il Festival Digitale Medioera: una vetrina molto interessante su tutto ciò che riguarda il digitale e che permette di scoprire start-up, fenomeni del web, esperienze e collaborazioni aziendali, studi sul settore, sia a livello nazionale che internazionale.

Questo non ci ha impedito di visitare Viterbo e il suo splendido centro storico medioevale,
circondato da mura, da cui emergono il Palazzo Papale sul colle di San Lorenzo (Viterbo è stata sede pontificia per più di 20 anni nel XIII sec): un tessuto urbano perfettamente conservato tra palazzi, torri, vicoli e piazze decorate da fontane.
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Nei giorni successivi abbiamo scoperto che i borghi vicini sono altrettanto belli: noi abbiamo dedicato una giornata a Vitorchiano e ai dintorni di Montefiascone .

Vitorchiano è spettacolare, così in bilico su enormi massi che sembrano squadrati: la pietra è il peperino, di origine vulcanica, dal caratteristico colore grigio scuro, utilizzato in tutte le costruzioni storiche.
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Inoltrarsi nel piccolo borgo è come fare un tuffo nel passato: non esiste una costruzione moderna che spezzi il reticolo storico delle facciate e delle piccole vie, in un saliscendi meraviglioso, che si apre poi sulle rupi circostanti, ricoperte dal verde. Se non fosse per le auto parcheggiate, sembrerebbe di rivivere sul set dell’Armata Brancaleone che proprio qui è stato girato.

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Sono paesi fuori dal tempo, sospesi: qualche anziano, molti gatti, tantissime rondini e una pace difficile da trovare altrove.

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Particolare è stata poi la visita al vicino giardino botanico Moutan che raccoglie una collezione di peonie, sia arboree che erbacee, vastissima:
questo è il periodo della fioritura, con varietà e colori di tutte le gradazioni, in uno spettacolo che non può lasciare indifferenti, un giardino molto curato, anche nelle strutture ricettive al suo interno.

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Ma Montefiascone ci aspettava: da qui transitavano i pellegrini che si recavano a Roma, camminando sulla via Francigena e la vista dal suo Belvedere, verso il lago di Bolsena, sotto la Rocca dei Papi e alla cupola di Santa Margherita, lascia ancor oggi senza fiato.

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La nostra sosta è stata bellissima, perché ci aspettava un luogo magico: il Casale della Mentuccia.
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Montefiascone era lì davanti ai ns occhi, mentre dall’altra parte si intravvedeva il lago; l’ospitalità e il cibo hanno fatto il resto, rendendo veramente indimenticabile il pranzo. Non volevamo più andarcene!

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Rientrando a Viterbo abbiamo visitato le rovine di Ferento, lungo la bellissima strada Teverina,
con il suo teatro e le terme, uniche parti della città ad oggi scavate e visitabili; gli scavi, anche se giacciono in uno stato alquanto precario, lasciano trasparire l’importanza e la ricchezza del sito.
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Il terzo giorno ci ha portato a scoprire Tarquinia, famosissima per la necropoli etrusca, ma noi abbiamo visitato il centro storico,
anch’esso su uno sperone di roccia, con torri e chiese e circondato da mura, un colpo d’occhio difficile da dimenticare, anche per la giornata spettacolare.
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Qui la luce è differente e anche la pietra è cambiata: siamo al confine con la Maremma, il mare è a soli 5 km e infatti la nostra visita si è conclusa alle Saline di Tarquinia, un antico insediamento per la lavorazione del sale di origine preistorica, ma che ebbe nel 1800 il suo momento di max sviluppo.
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Ora il sale non viene più estratto, ma l’area è stata trasformata in riserva naturale e conserva ancora l’antico borgo dei lavoratori in cui fu girato il Pinocchio di Comencini.

Cosa ci resterà di questo viaggio? Tante cose: la luce del paesaggio e il sapore dell’insalata di farro, la dolcezza dei colli e la ruvidezza della pietra, i colori di milioni di peonie e i sorrisi degli anziani nei centri storici svuotati….ma una cosa soprattutto: la voglia di ritornarci.
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    Nensi & Giorgia

    Siamo Giorgia&Nensi due appassionate di fotografia che casualmente si sono incrociate attraverso il social Instagram; poi, a dimostrazione che certi incontri non avvengono per caso, abbiamo scoperto una grandissima serie di affinità che ci hanno legato e reso naturalmente sistersxcaso.

    Foto: Elisa Piccaro.

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