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Ciclovia Alpe Adria – parte 1
agosto 18, 2017
Le stazioni hanno sempre un loro fascino: parlano di partenze e ritorni e sembrano conservare il ricordo delle persone, che negli anni, sono transitate tra binari e sale d’aspetto.
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La nostra giornata è partita proprio da una vecchia stazione di montagna, quella di Chiusaforte: chiusa e abbandonata per anni, in seguito alla dismissione della ferrovia, è tornata a nuova vita, trasformandosi in accogliente punto di ristoro e assistenza per i ciclisti che percorrono una pista ciclabile; una seconda chance per tutto un territorio, infatti questa vallata, il Canal del Ferro, e i suoi paesi, un tempo sulla direttrice della Pontebbana, l’unica strada verso l’Austria, in seguito alla costruzione dell’autostrada, sono stati consegnati ad un lento oblio.
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Questo è il racconto di una giornata speciale sulle due ruote,
su uno dei percorsi ciclabili più spettacolari della nostra regione, la Ciclovia Alpe Adria: essa collega Salisburgo al mare, attraversando il Friuli Venezia Giulia, arriva a Grado, e parte del suo tracciato ricalca la sede di vecchie ferrovie in disuso.
Questo progetto transnazionale ha stimolato un turismo nuovo, più lento, più rispettoso e consapevole, che apprezza anche i luoghi minori e un po’ fuori dalle vie del traffico automobilistico.
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Chi va in bici, come anche chi cammina, si gode il paesaggio da un altro punto di vista, si scambia cenni di saluto e sorrisi,
quando incrocia altri pedalatori e quando può fare tutto ciò su una via dedicata, l’esperienza diventa ancora più bella.
E anche chi non ha allenamento specifico o attrezzatura (le biciclette si possono affittare come abbiamo fatto noi) o semplicemente non può affrontare tutti i 425 km del percorso, può scegliere di trascorrere una giornata in sella ad una bici e percorrere un piccolo tratto, per godere del verde e delle montagne, se si sceglie il tracciato alto o pedalare tra la pianura e il mare, se si sceglie il tracciato finale.
In questa giornata abbiamo affrontato il tratto che da Chiusaforte, in 13 km di falsopiano dolce, ma tutto in salita, porta a Pontebba.
Un susseguirsi di vecchie gallerie, ponti, torrenti, stazioni abbandonate e vallate maestose, in uno scenario veramente spettacolare.
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Pontebba è una cittadina che conserva l’aria di un’importanza perduta: confine dell’Impero Austriaco prima, centro importante poi, perché sede della dogana e dei tanti traffici commerciali con la vicina Austria, ha oggi perso la sua identità con il dissolvimento dei confini.
Le porte sprangate e le vecchie insegne rimangono a ricordare caserme, attività ed alberghi che non esistono più.
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Le uniche vie in cui incontriamo gente sono proprio quelle percorse dai ciclisti; qui si concentrano i bar, i tavolini all’aperto sono pieni e l’atmosfera sembra quella di una qualunque località di montagna ancora capace di attrarre i turisti.
È innegabile come l’apertura dell’Alpe Adria Radweg, abbia riportato turismo e nuova linfa all’economia di questi centri.
Tempo di una bella birra fresca ed è ora di rifare, a ritroso, i nostri km, ma adesso la musica cambia: il falsopiano si trasforma in una discesa e quasi senza pedalare ci ritroviamo a Chiusaforte, per gustare una magnifica fetta di crostata alla ricotta… in fondo ce la siamo proprio meritata!
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Una bellissima esperienza insomma, per scoprire la nostra regione, che cercheremo di bissare al più presto, affrontando un altro tratto di questa Ciclovia Alpe Adria.
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#cicloviaalpeadria #tarvisio #friuliveneziagiulia
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Chiusaforte  / Tarvisio

2 Comments


Giuseppe
August 23, 2017 at 12:32 pm
Reply

Ho letto l’articolo tutto d’un fiato accorgendomi solo alla fine che il vostro bel racconto rappresenta quello che avevo avuto modo di vedere attraverso le foto di @nensico. Che sorpresa! La seguivo su Instagram e mi ritrovo a seguire quello che credevo essere un altro racconto sulla Ciclovia e sulle sue Stazioni. Fino alla chiusura avvenuta nel 1995 ho lavorato a Chiusaforte e qualche volta a Resiutta. Vita vissuta, storie, e aneddoti sono ancora vivi nei miei ricordi. Sono passato anche dopo la chiusura e ,grazie anche all’impegno dei gestori, ho potuto rivedere la “mia” stazione rinata e piena di vita così come l’avete descritta. Brave. Magari ci incontreremo e salutandoci non mancherà di sicuro un “mandi” !



    sistersxcaso
    September 23, 2017 at 2:14 pm
    Reply

    E magari una volta ci incontriamo per ascoltare le tue storie, i tuoi aneddoti. Mandi Giuseppe!

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