Esiste una piccola area protetta che definire magica è poco: si trova alla foce dell’Isonzo, nel territorio del Comune di Staranzano (Go), dove il fiume azzurro incontra il mare e si chiama Isola della Cona.
Non tutti sanno che quest’area detiene il primato europeo di avvistamenti di esemplari diversi, soprattutto fauna volatile,siamo ben oltre le 300 specie, meritandosi da quest’anno la menzione di “zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar”, insomma un vero paradiso per il birdwatching.
È una zona umida appunto, mista d’acqua dolce e salata,
con barene, canneti, sentieri che si inoltrano tra boschi e piccole praterie, strappata all’agricoltura e restituita allo stato selvaggio, con vari interventi a partire dagli anni 80, mentre l’Istituzione della riserva è del 1996.
Ma l’aspetto più spettacolare, che colpisce subito entrando in uno dei grandi osservatori disseminati nel parco e che permettono l’osservazione da una posizione sopraelevata sulla palude, sono i branchi di cavalli.
Nella riserva infatti vivono una trentina di esemplari, razza Camargue:
cavalli di taglia piccola, robusti, dallo zoccolo largo, dal manto bianco e dalla lunga criniera, particolarmente adatti a vivere in questo ambiente molto simile alla omonima regione francese, da cui deriva il nome della razza. Questi cavalli vivono allo stato brado, insieme a tutti gli altri animali selvatici che stazionano stabilmente nella riserva o che sostano, per periodi più o meno lunghi, durante le migrazioni.
Basta affacciarsi dalle finestre degli osservatori e lo spettacolo è servito:la vista è ipnotica, quasi zen, cavalli che brucano, cigni che placidamente si muovono tra gli stormi di rondini e altri uccelli, ad un tratto un capriolo che fugge attraversando l’acquitrino, qualche nutria, nel silenzio, solo il gracidare delle rane e il verso degli uccelli.
La cosa più affascinante è che la maggior parte di questi cavalli non è selvaggia, ma addomesticata e quindi al richiamo della loro responsabile, Letizia, il branco si ricompatta docile e si reca al maneggio per essere accudito o partecipare alle attività con le scolaresche o con piccoli gruppi.
Anche noi così abbiamo potuto strigliarli, dargli il fieno e l’avena,( solitamente brucano l’erba spontanea della prateria ), i più temerari hanno potuto montarli a pelle e poi ricondurli al pascolo.
Liberare un cavallo dai paramenti e dalla fune, che fino a pochi minuti prima ti permetteva di comandarlo e vederlo allontanarsi, è una sensazione strana:
si assapora per un attimo realmente la libertà, come solo solo un animale nel suo ambiente naturale può darti.
4 Comments
ma che meraviglia… suggestive le foto con le nuvole ed i riflessi… un’esperienza da provare…
Simone, quando vuoi, siamo ben felici di ritornare insieme a te!
Posto spettacolare che purtroppo non ho ancora avuto modo di visitare. Complimenti davvero per l’articolo e le immagini.
Brave!
Grazie Stefano! Organizza subito una gita è davvero un luogo magico che merita d’essere visitato e fotografato!